Content curation: valore aggiunto e strategia per un blog di successo

La numerosa mole di contenuti online, ha “costretto” coloro che creano i suddetti contenuti a dei metodi alternativi. Basti pensare che Google, il motore di ricerca più popolare in circolazione, ospita al suo interno 2 milioni di ricerche ogni 60 secondi.

Ciò equivale ad una soddisfazione massiccia della domanda dell’utente, che comporta la creazione di altrettanti contenuti. Nella miriade di informazioni a nostra disposizione, avere cura dei contenuti di propria appartenenza è un processo fondamentale.

Il processo appena descritto, è l’esatta traduzione di content curation, una strategia molto utile per diffondere al meglio i propri contenuti, o quelli prodotti da terzi. Scopriamo dunque qual è la sua definizione, e in cosa consiste questo procedimento nello specifico.

Cosa si intende per content curation?

L’attività di content curation consiste nella cura dei propri contenuti. All’atto pratico, questa attività prevede che l’autore o l’autrice del blog, si occupino di trovare i contenuti più rilevanti e proporli al proprio pubblico.

In questo modo si darà non solo un servizio di maggiore qualità alla propria audience, ma si farà anche un lavoro di divulgazione accurato. Proprio perché si sceglierà di proporre solo le fonti autorevoli e quelle da cui vale la pena attingere.

A questo proposito, possiamo dividere questo processo in tre step:

  1. Trova
  2. Cura
  3. Condividi

Il primo step è quello in cui si cercano e si trovano i suddetti contenuti. Questo prevede che, tra i tanti articoli presenti sulla rete, si debba fare poi un’accurata selezione. Selezione inclusa proprio nel processo di cura, ovvero il secondo step.

Al proprio pubblico si proporranno solamente gli articoli che vale la pena leggere, ovvero quelli scritti meglio e con informazioni aggiornate, verificate e soprattutto facili da leggere. Il terzo e ultimo step è quello della condivisione, dove le fonti vengono proposte agli utenti.

Possiamo dunque riassumere la content curation in un processo di depurazione, dove i tanti contenuti presenti in rete vengono presi e “curati” per poi essere fruibili dal proprio pubblico. Ma come si svolgono questi step? Vediamolo insieme.

Come si trovano i “giusti” contenuti?

come si trovano i giusti contenuti

Come detto nel corso del paragrafo precedente, il primo step della content curation è quello di svolgere la ricerca dei contenuti in questione. Sul web ce ne sono tanti, e in virtù di questo viene lecito chiedersi: come posso trovare gli articoli migliori per il mio pubblico?

Prima di procedere, è doveroso fare una premessa. Parlare di contenuti “giusti”, non essendoci dei parametri oggettivi e misurabili per decretarne l’esattezza effettiva, potrebbe essere fuorviante. Ci sono tuttavia alcune caratteristiche da rispettare, durante la ricerca.

Il primo passaggio che si deve attraversare quando si svolge la ricerca di contenuti, è quella di raccoglierli all’interno di un proprio feed di notizie personalizzato. La ricerca dovrà ovviamente partire da blog di settore, riviste specializzate e firme autorevoli in rete.

Come si identificano le fonti autorevoli? Molto semplice: grazie agli attributi E-E-A-T. Se il profilo di quell’autore, come recita Google, risulta di solida esperienza o di certificata competenza, allora è altamente probabile che i suoi contenuti siano di alta qualità.

Una volta radunati i propri contenuti all’interno di un apposito feed, si potrà procedere con il fact checking vero e proprio. Una pratica che, se fatta manualmente e con scrupolo, sarà in grado di dare molteplici soddisfazioni. Soprattutto per la credibilità del proprio blog, o profilo.

A questo proposito, ecco uno o più esempi di feed che possono essere utilizzati:

  • Flipboard
  • Pocket
  • Feedly

Come curare i propri contenuti

Dopo aver visto come trovare le fonti di nostro interesse, è giunto il momento di capire come curarle a dovere. Non prima di essere partiti dalla definizione che la lingua italiana ci restituisce, a proposito di cura: provvedere a qualcuno, o (nel nostro caso) a qualcosa.

In questo caso, la cura dei contenuti selezionati deve essere un processo costante, che comprende al suo interno tutta una serie di fattori a cui prestare attenzione. Quando si condivide un contenuto con il proprio pubblico, è molto importante farlo proprio.

Oltre a dare all’autore o all’autrice di quel determinato articolo tutto il credito e i meriti del lavoro svolto, in quanto professionisti dovremmo fornire il nostro punto di vista riguardo ciò che stiamo condividendo.

 Ciò potrebbe voler dire rendere chiaro il contesto o spiegare al proprio pubblico il motivo per cui dovrebbe usufruire della risorsa condivisa. Questo potrebbe aiutare non solo a pubblicare un post tutto sommato originale, ma anche a facilitare la comprensione altrui.

La cura dei propri contenuti non deve tuttavia limitarsi ad una sola piattaforma, ma dovrebbe includere al suo interno più canali. Canali per cui, ovviamente, la strategia appena delineata è ugualmente valida.

Come condividere i propri contenuti

Condividere i propri contenuti è il terzo e ultimo passaggio del processo di content curation. La premessa, in questo caso è quella di scegliere il canale di comunicazione più adeguato alla propria strategia.

Benché non ci si debba limitare ad un solo canale, esistono delle piattaforme che si prestano molto meglio rispetto ad altre. Da qui nasce una lunga serie di domande che è lecito porsi: quali contenuti voglio diffondere? Per quale pubblico? A quale scopo?

In base alle risposte che emergono, si sceglierà di conseguenza il canale più appropriato. O le piattaforme più appropriate, nel caso in cui si volesse percorrere una strada alternativa all’approccio omnicanale.

Quali sono i vantaggi della content curation?

vantaggi della content curation

I vantaggi della content curation. Su tutti, essere percepiti come una fonte autorevole. A prescindere dal fatto che il materiale proposto sia di proprietà personale o realizzato da terzi, citare fonti di qualità non farà altro che renderci molto più “affidabili” all’occhio esterno.


Una volta avuto modo di comprendere l’intento di ricerca degli utenti, si potrà inoltre sfruttare un contenuto prodotto da terzi per integrarlo all’interno del proprio piano editoriale. Questa azione sarà infatti facilitata proprio dall’utilizzo di contenuti già pronti.

La content curation è inoltre un ottimo metodo di fidelizzazione. Rendendo partecipi all’interno della propria strategia editoriale i contenuti altrui, si può aprire la porta anche ai cosiddetti user generated content, ossia contenuti prodotti proprio da altri utenti.

Dopo aver visto quali sono i vantaggi di questo metodo, scopriamo insieme qualche esempio virtuoso.

Esempi di content curation

Marketing Brew, newsletter che conta al suo interno milioni di iscritti, è un ottimo esempio di content curation. Tramite questa newsletter, l’azienda proprietaria divulga con cadenza regolare numerosi spunti e contenuti autorevoli riguardo il marketing.

Inoltre, il team editoriale cura anche alcuni casi di successo appartenenti proprio allo stesso settore. Dando così il proprio contributo non solo in termini di selezione, ma anche in termini di “chiarezza” dei concetti espressi. Rendendoli infatti molto più facili da capire.

Parlando invece del già citato feed dedicato agli utenti, rappresenta un esempio virtuoso il caso di Deutsche Bundesbank. Banca centrale della Repubblica Federale di Germania, l’azienda in questione utilizza delle piattaforme di aggregazione per divulgare contenuti.

Il feed in questione aiuta gli utenti ad essere costantemente aggiornati sulle ultime notizie riguardanti l’economia, la finanza e altri argomenti affini. Anche in questo caso, seppur in maniera secondaria, si sta svolgendo una preziosa operazione di divulgazione.

Tra le tante piattaforme esistenti, Pinterest è probabilmente una di quelle che meglio si presta alla content curation. Si tratta infatti di una piattaforma visiva che permette di mettere non solo in mostra i propri progetti, ma anche di trovare nuove idee per i propri.

Molto interessante è a questo proposito il caso di Maryann Rizzo, esperta di interior design che utilizza questa piattaforma proprio per diffondere la sua esperienza. Il suo profilo è seguito da oltre 9 milioni di persone, rendendola di fatto un’autorità del settore.

Che differenza c’è con il content marketing?

Entrambe le branche sono a loro modo complementari. La content curation fa infatti parte del content marketing, poiché i contenuti altrui o di propria realizzazione vengono riproposti e “riqualificati” in una veste più appropriata.

La definizione di content marketing è infatti quella di occuparsi della produzione e della diffusione dei contenuti per finalità di vendita o di promozione. Cosa che può avvenire in maniera diretta proprio grazie alla cura dei contenuti.

Non si tratta tuttavia di un metodo low budget per fare marketing, bensì di un vero e proprio asset strategico da sfruttare nel pieno delle sue potenzialità. I benefici, come evidenziato sopra, possono essere molteplici. E la rendita è altrettanto conveniente.

Tramite la content curation si potrà infatti rivedere il proprio materiale di marketing, col fine di accertarsi della sua affidabilità e della sua attendibilità in merito alle fonti citate. Possiamo dunque ritenere queste due branche non come un ossimoro, ma come un unico approccio.

Se ti occupi di contenuti e vuoi pubblicarli online con il giusto metodo, la content curation può esserti utile per mettere a fuoco le tue idee, e renderle molto più godibili al tuo pubblico di riferimento. Per non perderti altri spunti utili, leggi i nostri articoli sul nostro sito web.

Troverai al suo interno approfondimenti e guide sul neuromarketing, sul search intent e molto altro ancora.

Andrea Marras
Andrea Marras

Sono Andrea Marras, un copywriter specializzato nella SEO e nei motori di ricerca. Scrivo e pubblico contenuti sul web dal 2018, lavorando sia con realtà redazionali affermate che con PMI in rampa di lancio. Il mio scopo è quello di scrivere testi che piacciano non solo a Google, ma anche agli utenti.

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